SCICLI

    Scicli si trova a sud di Ragusa a pochi chilometri da Modica. Si estende all’ombra di tre valli chiamate cave: la cava di Modica, di Santa Maria La Nova e di San Bartolomeo. Protetta da costoni rocciosi, l’elegante città si apre verso sud e digrada verso il mare dove si estendono quasi venti chilometri di costa e quattro borgate: da Playa Grande a Sampieri passando per Donnalucata e Cava d’Aliga. Scicli anche detta “giardino di pietra”  è il risultato di dominazioni greche, cartaginesi, romane, bizantine, arabe e normanne. L’area dove oggi ammiriamo Scicli era abitata dai Siculi già tremila anni fa, possiamo infatti datare i primi insediamenti umani tra il VII e VI secolo a.C.  La città, con molta probabilità, deve il suo nome proprio ai Siculi. Il paese era identificato con il nome di Siclis, appellativo usato per indicare l’antica popolazione, le influenze arabe, soprattutto dal punto di vista della fonetica, modificheranno ancora il nome fino all’attuale. Il nucleo originario della città si estendeva sul colle San Matteo dove ancora oggi è possibile notare diverse testimonianze: i ruderi del castello dei Tre cantoni, il quartiere rupestre di Chiafura e le chiese di Santa Lucia, Santo Spirito e San Matteo. La città fortificata, arroccata sul colle, viene conquistata dagli arabi nell’864 e poi dai Normanni nel 1091. Sotto queste dominazioni vive un periodo di eccezionale sviluppo fino a diventare città reale con i Normanni. Ad una delle battaglie tra Normanni e Saraceni è legata la legenda della Madonna delle Milizie, una delle feste popolari più importanti della città. Dalla metà del 1300 Scicli comincia a trasformarsi, lentamente si insediano i primi nuclei abitati nella pianura sottostante alla ricerca di nuovi spazi. Lo spostamento della vita dal colle alla pianura sarà accelerato dal terribile terremoto che l’11 gennaio del 1693 distrusse l’intero sud est siciliano. L’attuale impianto urbano deriva quindi dalla ricostruzione successiva al terremoto, Scicli fu distrutta ma risorse in stile tardobarocco. Sono poche le testimonianze architettoniche precedenti al terremoto, tra queste ricordiamo il Convento della Croce, il palazzo Terranova-Cannariti e il quartiere trogloditico di Chiafura. Dopo quella data Scicli venne ricostruita a valle abbandonando definitivamente i colli su cui era arroccata.

    La ricostruzione e la fioritura del barocco : L’intensa attività di ricostruzione settecentesca e della prima metà dell’Ottocento darà alla città l’attuale aspetto. Incastonata tra le valli, manterrà un dialogo con i quartieri popolari distesi sui costoni rocciosi nonostante la città verrà caratterizzata da stupendi palazzi e chiese tardobarocche costruite sulla pianura.  «Il dato che ne fa una città unica – dice lo storico e architetto Paolo Portoghesi – è dovuto al suo colloquio con la natura. Il rapporto con la natura a Scicli è più riuscito che in qualunque altro centro di tutta l’area sud-orientale».Nel 2002, Scicli è stata inserita nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità insieme ad altre sette città del Val di Noto. Secondo l’Unesco «la via Mormina Penna, per la ricca presenza di edifici del Settecento, e il palazzo Beneventano rappresentano un capolavoro del genio creativo umano dell’età tardo-barocca».La ricostruzione successiva al terremoto del 1693 ha restituito una città definita da molti una perla del tardobarocco: un giardino di pietra i cui fiori sono incantevoli chiese e magnifici palazzi abbelliti da mensole e mascheroni di mostruosa bellezza. Una piccola città il cui centro urbano è sicuramente tra i più interessanti d’Italia. Facilmente visitabile a piedi, offre al viaggiatore curioso tanti preziosi scorci che ne raccontano la storia.

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